Museum 11

Sul Museo

Nel corso del 2000 è stato inaugurato a Lutago il Museo di Arte Popolare e dei Presepi Maranatha, la più grande esposizione di presepi in Europa. Da quel momento il museo è stato costantemente ampliato e nel frattempo la parte esterna, le visioni di arte popolare ed i presepi nonché l’officina degli scultori del legno sono stati completamente rimessi a nuovo. Opere d’arte provenienti da diversi Paesi sono esposte nel giardino e in un’area espositiva di 1.300 m². Chi si prende il tempo per osservare attentamente, assaporerà lo sviluppo della scultura del legno dagli inizi con la fabbricazione dei primi utensili, passando per l’intaglio di radici e di maschere, fino all’odierna scultura in valle Aurina. Durante le lunghe serate invernali nella stube si pregava e si lavorava.

In due grandi vetrine davanti all’entrata dell’atelier degli artisti, sono esposte nelle dimensioni di favolose miniature degli oggetti di uso quotidiano per la casa e la corte, un mulino in miniatura e utensili per la scultura. Il visitatore si stupirà a vedere quanti utensili i contadini si costruissero autonomamente e laboriosamente fin dai tempi antichi. Di fianco, una serie di teste lavorate grezzamente mostra come si sia sviluppata l’arte scultorea. Qui si può seguire l’arte della scultura nel legno dal blocco grezzo fino ad arrivare alla più fine espressione del viso. Quest’arte si è sviluppata nei secoli grazie alle capacità artigianali degli abitanti delle valli e per dare risposta alla necessità dei contadini e dei loro garzoni di disporre di utensili pratici per la quotidianità.

Nel Giardino degli scultori si trova un tronco di cirmolo vecchio di oltre 500 anni, con molte ramificazioni. Esso va a simboleggiare la natura come miglior scultrice. Il tronco è stato trovato al confine del bosco a circa 2000 metri di altezza. Di lato sono state poste una fontana e delle figure lavorate grezzamente o con la motosega. Forme stilizzate moderne, in pietra e in marmo circondano la mostra nel giardino. I contadini della valle Aurina possedevano e possiedono dei terreni su un’alpe lontana, dove in estate portavano a pascolare il loro bestiame. I pastori controllavano che le bestie non si smarrissero o che non si allontanassero verso altri pascoli. Questa occupazione permetteva ai pastori di scolpire le radici che trovavano nelle vicinanze e nei bastoni di legno intagliavano varie smorfie e maschere. Si scolpiva con semplici temperini che ogni pastore portava sempre con sé e queste sculture venivano poi portate a casa in autunno e appese nella stube. In tal modo questo tipo di artigianato veniva sempre più conosciuto ed amato e pastori e contadini cominciarono così a scolpire anche in inverno.

Sulla scala che porta alla stube delle maschere si trovano uno accanto all’altro dei pezzi, molto fantasiosi, della mostra lascultura delle radici, rappresentanti musicisti con i loro strumenti e contadini e garzoni con i loro utensili.

Un locale è dedicato appositamente alla scultura di maschere. Ne sono state intagliate raffiguranti soprattutto visi di streghe, di diavoli o soli e qui si possono osservare maschere semplici, trasgressive e spaventose, chiamate in modo popolare anche larve. I pezzi più importanti sono le maschere che venivano utilizzate durante il gioco di San Nicolò, un tempo famoso. Nel corso di questo gioco si presentavano figure mascherate, come il piccolo ed il grande diavolo, la strega, la morte, il vecchio, la vecchia e simili. Gli scultori volevano creare con le loro maschere scene “grottesche”. Soprattutto le maschere del diavolo sono particolarmente ornate. Come materiale di base si usava il legno di cirmolo che si riesce a lavorare bene, ma anche il legno di tiglio si riusciva ad intagliare in modo soddisfacente, era però difficile da trovare e per questo caro. Alle maschere del diavolo venivano poste le corna che all’epoca venivano intagliate nel legno e incollate oppure inchiodate. Oggi vengono utilizzate soprattutto corna di mucca o di caprone. Le maschere terminate venivano infine dipinte con colori ad olio.

Dopo il giro del giardino e la visita alle maschere, Vi consigliamo di vedere l’atelier Modern-Art, che si trova sulla scala che porta all’officina degli scultori. Nel semicerchio all’entrata ci sono dei piccoli presepi provenienti da tutto il mondo, diversi premiati in mostre internazionali. Qui si possono ammirare opere di Roberto Cippolone, detto “CIRO”, Willy Messner, Kurt Wierer, Romolo Vezzolini, Leo Demetz, Bruno Lipp, Antonio Piscopo, Antonio Bigozzi, Emmerich Erle, Giancarlo Mariani, Friedrich Sebastian Feichter e Giuseppe Armani, solo per citarne alcuni. Per preparare la mostra speciale al piano rialzato in tempo ed in modo attrattivo, gli oggetti dell’esposizione vengono cambiati ogni sei mesi.

L’atelier degli artisti, nel quale lavora dal 2003 Lukas Troi, artista di San Giovanni tra i più talentuosi della valle, viene utilizzato in modi molteplici: gli interessati possono osservare l’artista mentre lavora, qui vengono restaurati quadri, plastici e figure, progettate ed eseguite delle commissioni; funge inoltre da sala espositiva.

L’ideatore Paul Gartner fa da guida attraverso il museo ed i presepi. Egli viene aiutato da un “soccorso” artistico, cioè dal musicista, compositore, scrittore e guida al museo Hubert Leimegger.

Tutti i visitatori che per qualche motivo dovessero aspettare, possono, nella stube di cirmolo, all’entrata sulla destra, guardare un film che spiega la storia del museo e della sua costruzione, nonché i primordi della scultura nella valle Aurina.